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Il Mistero dell’Incarnazione 

attraverso la Via pulchritudinis

CATECHESI BIBLICO-TEOLOGICO-ARTISTICA 

III DOMENICA DI AVVENTO

13 DICEMBRE 2020

SANDRO BOTTICELLI, Madonna del Magnificat, 1480-81

tempera su tavola, diametro 115 cm  Galleria degli Uffizi, Firenze. 

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U

na giovanissima nobildonna di incantevo-
le bellezza, dall’incarnato roseo, boccoli 
che paion fili d’oro si lasciano intravede-

re da un copricapo prezioso che termina con un 
intreccio intorno al collo, adornata di un azzurro 
manto finemente decorato che ricopre la purpu-
rea veste, è seduta su un trono dorato, accerchiata 
da angeli, mentre tiene il Bambino in braccio, in-
trattenendolo con  una melagrana. Madre e figlio 
hanno il capo avvolto da un’aureola aculeata, quasi 
a richiamare la corona di spine posta sul capo del 
Messia crocifisso, il Redentore e la Co-redentrice. 
Dall’alto il sole, tradizionalmente metafora di Dio 
Padre, la irradia di raggi dorati, in segno di divina in-
vestitura, mentre due angeli reggicorona, a sinistra 
e a destra, dalla tradizione tipicamente fiamminga, 
la proclamano regina del cielo ponendole sul capo 
una elaborata e filiforme corona di stelle, 

dalla qua-

le si espandono sottili strisce velate con ricami do-
rati. Appaiono danzanti quasi come alito di vento, 
ricordando quella 

Ruah, lo Spirito della creazione, 

proprio a voler sottolineare un’incoronazione della 
Vergine da parte della Trinità. 

Sullo sfondo, si intravede un sereno paesaggio flu-
viale, coperto da un celeste cielo, incorniciato da 
una finestra in pietra che ne divide lo spazio divino 
da quello terreno. Forte è il richiamo alla creazione: 
è Maria, nuova Eva, la 

tota pulchra che irradiando 

luce dona colori caldi all’ambiente che la circonda, 
mentre al di sopra della sua immagine si scorgono 
le tenebre, separate dalla luce del sole. Madre e Fi-
glio sono i soli ad avere le labbra socchiuse, poichè 
sotto dettatura del piccolo Gesù, Maria scrive e re-
cita «

Magnificat anima mea Dominum»: è l›incipit 

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latino della preghiera che dà il nome all’opera, 
ispirata alle parole evangeliche che Maria formulò 
in occasione della visita a sua cugina, la quale la 
salutava come “madre del Signore”, così come 
narrato in Lc 1,46-55, ringraziando Dio di esser 
stata prescelta come strumento dell›incarnazione.

 

Gesù è nudo, ma avvolto in fasce bianche, a prefi-
gurare il telo sindonico col quale il suo corpo esa-
nime verrà avvolto dopo la deposizione dalla croce. 
Il viso è rivolto verso l’alto, in un profondo gioco di 
sguardi con sua madre. Con la mano sinistra affer-
ra una melagrana insieme alla Vergine, con la mano 
destra, invece, le indica alcuni versetti sul testo 
elegantemente sorretto da due angeli dalle fattez-
ze rinascimentali. Maria allunga il braccio oltre le 
pagine ed intinge una penna nel calamaio sorretto 
dall’angelo di destra. 

Il testo che s’intravede sul-

la pagina sinistra è stato, invece, identificato con il 
cantico profetico di Zaccaria, marito di Elisabetta e 
padre di Giovanni, ricordando così il futuro compi-
mento delle profezie del Battista. 

Fulcro del dipinto è la mano che il piccolo Gesù 
poggia sul braccio della madre scrivente e rimanda 
all’intreccio delle mani sinistre attorno alla mela-
grana. Legata al mito del rapimento di Proserpina 
da parte di Plutone, la melagrana in mano a Gesù 
Bambino è simbolo di resurrezione, in mano alla 
Madonna allude alla sua castità. Nell’opera, Maria 
si trova seduta al centro della composizione. Attor-
no a lei si dispongono cinque angeli. La melagrana 
che la Madonna e il Bambino tengono in mano è 
simbolo di fecondità, abbondanza e regalità (poi-
ché è un frutto con la coroncina), nonché dotato 
di grani rossi che, simili a goccioline di sangue, pre-

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figurano il sacrificio di Gesù, alludendo alla nuova 
vita da Lui donataci, a questo destino di morte e 
novità di vita eterna. La legge dell’amore, e non più 
quella degli antichi padri, porterà il Figlio a sparge-
re tutto il suo preziosissimo sangue per il riscatto 
di tutti gli uomini. Inoltre la melagrana simboleggia 
l’unità della chiesa, per i chicchi che giacciono tutti 
uniti nel guscio. 

Dal punto di vista iconografico, gli artisti raramente 
hanno rappresentato il secondo momento dell’e-
pisodio della visitazione, quello del canto del Ma-
gnificat. Inoltre qui l’artista ci rappresenta Maria 
mentre, già madre, scrive il Magnificat. La mano 
di lei sembra guidata da quella del Bambino che è 
tra le sue braccia: come a sottolineare il perpetuarsi 
di questa lode, che diviene lode alla sua materni-
tà verginale sottoscritta dal Figlio alla presenza di 
testimoni e, quel che più conta, memoria e dolce 
sfida a tutte le generazioni future che d’ora in poi la 
“chiameranno beata”. 

L’opera è in perfetto equilibrio sia nella disposizio-
ne delle forme che nella composizione cromatica 
tra toni caldi e freddi. Gli abiti della Madonna e di 
un angelo di sinistra sono di un rosso molto saturo. 
L’arancio, invece, caratterizza la veste dell’angelo 
centrale. Il resto della scena, al contrario, mostra 
pennellate dai toni freddi e scuri. Pertanto questa 
distribuzione dei toni crea un forte contrasto di 
luminosità che mette in evidenza le figure in pri-
mo piano. Anche la disposizione dei corpi contri-
buisce a creare una circolarità interna (il cerchio, 
geometricamente perfetto, senza nè inizio nè fine, 
simboleggia l’infinito, il Dio Trinità): a destra, lun-
go la schiena della Vergine; a sinistra, attraverso il 

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corpo degli angeli e del braccio angelico che solleva 
la corona. La luce esterna è ideale e mette in risalto 
i volumi morbidi grazie ad un debole chiaroscuro. Il 
punto di vista del fedele lo pone alla stessa altezza 
della scena raffigurata, quasi un invito a partecipare 
all’incoronazione della Vergine. Non vi è nel dipin-
to la retorica di certe Incoronazioni di Maria in cie-
lo. Botticelli la rappresenta qui già incoronata in un 
trionfo nei secoli che è di lei, ma anche dell’umani-
tà che in lei si rappresenta e della figura della donna 
nel mondo ebraico-cristiano.

Mara Leonetti

Responsabile della catechesi con l’arte 

Ufficio Catechistico Diocesi di Andria

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Magnificat anima mea

«

Sion, non perderti d’animo mai, / ci sarà sempre chi 

invoca il Signore: / Chiesa di Dio, con la Vergine canta 
/ per tutti i popoli il tuo Magnificat
». Così cantava 
Padre David M. Turoldo nel suo Laudario alla 
Vergine; e noi, dopo più di duemila anni, ancora 
innalziamo a Dio la lode sgorgata dalle labbra di 
Maria. Infatti, 

la liturgia della terza domenica d’Av-

vento, che celebra la gioia che deriva dal Signore 
che viene e si fa sempre più vicino, ci fa rispondere 
alla prima lettura con le parole del 

Magnificat, che 

Maria aveva cantato in casa di Elisabetta. Dall’in-
contro tra le due donne gravide, - Elisabetta desti-
nata da Dio a diventare, nonostante la sua sterilità, 
madre di Giovanni Battista, precursore del Cristo; 
l’altra, Maria, madre nonostante la sua verginità -  
nasce la gioia e l’esultanza per quel Dio che «

solleva 

l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il po-
vero
» (Sal 112). Maria è capace di innalzare il suo 
canto di lode a Dio perché, abitata dall’ombra dello 
Spirito che l’ha avvolta al momento dell’annuncia-
zione, sa riconoscere le azioni che Dio compie nel-
la storia a favore del suo popolo. Il Dio cantato da 
Maria

 è il Dio dei poveri, il Dio che si schiare dalla 

parte degli ultimi, degli 

anawin, di coloro che sono 

privi di beni e di posizione sociale, di quei poveri in 
spirito che Cristo proclamerà beati.

Lungo i secoli, infinite sono le composizioni mu-
sicali nate dal cantico che la Chiesa innalza a Dio 
ogni sera nella preghiera del Vespro. Tra questi 
proponiamo il primo movimento del 

Magnificat 

BWV 243 in Re maggiore di Johann Sebastian Bach 
(1685- 1750), che si distingue per il suo carattere 

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giubilante, adatto ad esprimere tutta la potenza del-
la lode che esplode dall’anima orante di Maria.

JOHANN SEBASTIAN BACH, 
Magnificat, 

Coro del Friuli Venezia Giulia

https://www.youtube.com/watch?v=YH1cdA-

oMHpw&ab_channel=CorodelFriuliVenezia-

Giulia

 

Michele Carretta

Incaricato per la Musica sacra della Diocesi di Andria