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Settimana 1-4 MAGGIO 2013
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Beata
Colei che ha
creduto
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Ave Maria...
modello della nostra preghiera
Maria, da parte sua, custodiva il ricordo di tutti questi fatti e
li meditava dentro di sè. (Lc 2,19)
Riflettiamo...
Maria è modello di preghiera. Essa è alla base di ogni beatitudine,
perché soltanto nella preghiera si può vivere il progetto di Dio.
Essa non è soltanto un dire parole; è un dialogo con Dio per co-
noscerne la volontà, un affidare a Lui la nostra vita.
Come ci insegna Maria, l’atteggiamento fondamentale nella pre-
ghiera è la meditazione continua. Solo chi riconosce in Dio il tutto
della sua vita riesce a vivere la preghiera e le beatitudini.
Chi vive la grazia e l’amore, chi prega ed è in comunione con Dio,
trasfonde questa ricchezza agli altri come un tutto ricevuto da Dio.
La logica della preghiera è la logica dell’umiltà “Eccomi, sono la
serva del Signore”.
Maria modello e guida della fede
La prima beatitudine riportata nel Vangelo è quella della fede, ed
è riferita a Maria: “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). Queste
parole, pronunciate da Elisabetta, pongono in rilievo il contrasto
fra l’incredulità di Zaccaria e la fede di Maria. Ricevendo il mes-
saggio della futura nascita del figlio, Zaccaria aveva stentato a cre-
dere, giudicando la cosa irrealizzabile perché tanto lui che sua
moglie erano in età avanzata.
Maria nell’Annunciazione è posta di fronte a un messaggio ancora
più sconvolgente, qual è la proposta di diventare la madre del Mes-
sia. A tale prospettiva Ella reagisce non con il dubbio, ma limitan-
dosi a chiedere come la verginità, cui Ella si sente chiamata,
potrebbe conciliarsi con la vocazione materna. Alla risposta del-
l’angelo, che addita l’onnipotenza divina operante attraverso lo Spi-
rito, Maria dà il suo consenso umile e generoso.
In quel momento unico della storia dell’umanità, la fede svolge un
ruolo decisivo. Giustamente sant’Agostino afferma: “Il Cristo è
creduto ed è concepito mediante la fede. Prima si attua la venuta
della fede nel cuore della Vergine, e in seguito viene la fecondità
nel seno della madre” (Sermo 293, PL 38, 1327).
Se vogliamo contemplare la profondità della fede di Maria, ci è di
grande aiuto il racconto evangelico delle nozze di Cana. Dinanzi
alla mancanza di vino, Maria potrebbe cercare una qualche solu-
zione umana al problema che s’è posto, ma non esita a rivolgersi
immediatamente a Gesù: “Non hanno più vino” (Gv 2,3). Ella sa
che Gesù non ha vino a sua disposizione; verosimilmente chiede
dunque un miracolo. E la domanda è tanto più audace, in quanto
fino a quel momento Gesù non ha ancora operato nessun mira-
colo. Agendo in questo modo, Ella obbedisce senza dubbio ad una
ispirazione interiore, giacché, secondo il piano divino, la fede di
Maria deve precedere la prima manifestazione del potere messia-
nico di Gesù, come ha preceduto la sua venuta sulla terra. Ella in-
carna già quell’atteggiamento che sarà lodato da Gesù per i veri
credenti d’ogni tempo: “Beati quelli che pur non avendo visto cre-
deranno!” (Gv 20,29). Maria si presenta così come modello di una
fede in Gesù che resiste a tutti gli ostacoli.
Anche la vita pubblica di Gesù riserva prove per la fede di Maria.
Da una parte, le procura gioia il sapere che la predicazione ed i mi-
racoli di Gesù suscitavano in tanti ammirazione e consenso. Dal-
l’altra, Ella vede con amarezza l’opposizione sempre più dura da
parte dei Farisei, dei dottori della Legge, della gerarchia sacerdotale.
Si può immaginare la sofferenza di Maria di fronte a questa incre-
dulità, che Ella constatava persino nella sua parentela: coloro che
sono chiamati “i fratelli di Gesù”, cioè i suoi parenti, non crede-
vano in lui e interpretavano il suo comportamento come ispirato
da un volere ambizioso (cfr Gv 7,2-5).
Maria, pur sentendo dolorosamente il dissenso familiare, non rompe
le relazioni con questi parenti, che troviamo con Lei nella prima co-
munità in attesa della Pentecoste (cfr At 1,14). Con la sua benevo-
lenza e la sua carità, Maria aiuta gli altri a condividere la sua fede.
Nel dramma del Calvario, la fede di Maria rimane intatta. Per la
fede dei discepoli, questo dramma è stato sconvolgente. Solo per
l’efficacia della preghiera di Cristo è stato possibile a Pietro ed agli
altri, pur provati, riprendere il cammino della fede, per diventare i
testimoni della risurrezione.
Dicendo che Maria stava in piedi presso la croce, l’evangelista Gio-
vanni (cfr 19,25) ci fa capire che Maria è rimasta piena di coraggio
in quel momento drammatico. È stata certamente la fase più dura
nella sua “peregrinazione di fede” (cfr LG, 58). Ma Ella ha potuto
stare in piedi, perché è restata salda la sua fede. Nella prova, Maria
ha continuato a credere che Gesù era il Figlio di Dio e che col suo
sacrificio avrebbe trasformato il destino dell’umanità.
La risurrezione è stata la conferma definitiva della fede di Maria.
Più che in ogni altro, la fede in Cristo risorto ha assunto nel suo
cuore il più autentico e completo volto della fede, che è il volto
della gioia.
Giovanni Paolo II, Catechesi, 6 maggio 1998
Preghiamo...
O Dio, concedi anche a noi il dono della preghiera e del silenzio, perché
tutto il nostro vivere quotidiano sia trasfigurato dalla presenza del tuo
Santo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Viviamo...
Ave, Maria, che ascolti, custodisci e meriti la Parola di Dio: prega
tuo Figlio perché essa risuoni viva nella mia vit
a.
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Ave Maria...
la prima preghiera
Gli apostoli erano tutti concordi, e si riunivano regolarmente
per la preghiera con le donne, con Maria, la madre di Gesù,
e con i suoi fratelli. (At 1,14)
Riflettiamo...
La vita è come una salita in cordata. A tutti può capitare di scivo-
lare. Se siamo soli possiamo anche cadere, ma se ci teniamo l’uno
con l’altro, troviamo sempre una mano amica pronta ad aiutarci:
questo è vivere.
Ognuno fa quello che può, con i mezzi a sua disposizione a se-
conda dell’ambiente, dell’educazione; ma tutti camminiamo verso
qualcosa che, alla, fine ci renderà felici.
Restiamo insoddisfatti, finché il nostro cuore, come la freccia, trova
il suo obiettivo, lo colpisce e vi entra dentro davvero per restarci e
‘riposare in Dio’.
Sono tanti gli uomini sempre assetati, che cercano, ma non nella
direzione giusta. L’uomo non può soddisfare pienamente le sue
aspirazioni in questo mondo, perché Dio ci supera e non possiamo
gustarlo quaggiù, come lo gusteremo nella vita eterna.
È bello quando un bambino impara piano piano: “Ave, o Maria,
piena di grazia, il Signore è con te…”
Preghiamo...
O Padre, fa’ che perseveriamo unanimi in preghiera con Maria nostra
madre, per portare al mondo, con la forza dello Spirito, il lieto annunzio
della salvezza. Amen.
Viviamo...
Ave, Maria; chiedi a tuo Figlio che io possa ottenere, pregando,
il dono dello Spirito.
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Ave Maria...
la preghiera più bella
Chi si nutre di me mi desidererà ancora e chi si disseta da me
continuerà a cercarmi. Chi mi ascolta non avrà da vergognarsi
e quelli che lavorano con me non sbagliano. (Sir 24, 21-22)
Riflettiamo...
I Santi proclamarono che, essendo cominciata per mezzo dell’Ave
Maria la salvezza del mondo, dipende da questa preghiera la sal-
vezza di ciascuno. Questa preghiera, se recitata bene, deve far ger-
minare nelle anime nostre la parola di Dio e produrre frutto di vita:
Gesù Cristo.
L’Ave Maria è la più bella di tutte le preghiere dopo il Pater.
L’Ave Maria ben detta, cioè con attenzione, devozione e modestia,
è, secondo i santi, il nemico del diavolo, che lo mette in fuga, il
martello che lo schiaccia, la santificazione dell’anima e il gaudio di
Maria e della Santissima Trinità.
L’Ave Maria è una rugiada celeste che rende l’anima feconda, è un
bacio casto e amoroso che si dà a Maria, è una perla preziosa che
le si offre. Tutti questi paragoni sono dei santi.
Preghiamo...
Guarda, Signore, il tuo popolo, riunito nel ricordo della beata Vergine
Maria; fa’ che per sua intercessione partecipi alla pienezza della tua
grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Viviamo...
Ave, Maria; creatura assorta nell’ascolto della Parola; prega tuo
Figlio perché sappia gustare il silenzio misterioso in cui essa ri-
suona.
4
Ave Maria...
modello della nostra preghiera
Gioisci, sii contenta, Gerusalemme! Esulta di felicità, città di
Sion! Guarda, il tuo re viene a te! (Zc 9,9)
Riflettiamo...
Ave è una parola latina che vuol dire: “Ti saluto” e che potremmo
tradurre col nostro: Salve! Ogni lingua ha le sue espressioni per sa-
lutare, i greci per esempio dicevano: “Kaire” che vuol dire: “Ralle-
grati”.
Luca ha scritto il suo vangelo in greco e ha usato la parola “Kaire”.
La sua intenzione era quella di sottolineare il significato della gioia,
come se l’angelo avesse voluto dirle: “Rallegrati, Maria, perché la
salvezza è vicina, rallegrati perché le promesse si stanno avve-
rando”.
Ogni volta che diciamo: “Ave Maria” anche noi entriamo nel
mondo dell’Annunciazione: “Ti saluto, Maria, ecco, sono qui da-
vanti a te, come un bambino davanti alla sua mamma: so che tu mi
ascolti e mi rispondi”.
E Maria ci dice: “Rallegrati anche tu, figlio mio, perché il Signore
è anche con te, è venuto per te”.
Preghiamo...
O Dio, Padre buono, fa’ che a imitazione della Vergine impariamo a
magnificarti per l’opera stupenda compiuta nel Cristo tuo Figlio. Egli
vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Viviamo...
Ave, Maria; prega tuo Figlio perché non mi stanchi di contem-
plare con amore il suo volto per ritrovarlo nei fratelli.