Quando fai il segno di croce, fallo bene. Non così af-
frettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba
significare.(…) Fallo bene: lento, ampio, consapevole.
Allora esso abbraccia tutto il tuo essere, corpo e anima,
pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire,
tutto vi viene irrobustito, segnato, consacrato nella for-
za del Cristo, nel nome del Dio uno e Trino.
(Romano Guardini)
Parrocchia di Gorle
Natività di Maria Vergine
Ora di Adorazione
del giovedì santo
13 aprile 2006
“
Queste parole esprimono la radicalità di una scelta che non ammette
indugi e ripensamenti. E' un'esigenza dura, che ha impressionato gli stes-
si discepoli e nel corso dei secoli ha trattenuto molti uomini e donne dal
seguire Cristo. (…) Oggi ancora questa parola suona scandalo e follia.
Eppure è con essa che ci si deve confrontare, perché la via tracciata da
Dio per il suo Figlio è la stessa che deve percorrere il discepolo, deciso a
porsi alla sua sequela. Non ci sono due strade, ma una soltanto: quella
percorsa dal Maestro. Al discepolo non è consentito di inventarne un'al-
tra. Gesù cammina davanti ai suoi e domanda a ciascuno di fare quanto
Lui stesso ha fatto. Dice: io non sono venuto per essere servito, ma per
servire; così chi vuol essere come me sia servo di tutti.(…)
E la croce accolta diviene il segno dell'amore e del dono totale. Portarla
dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell'offrire la prova massima dell'a-
more. Non abbiate paura, dunque, di camminare sulla strada che il Si-
gnore per primo ha percorso.(…) Se lascerete operare in voi la grazia di
Dio, se non verrete meno alla serietà del vostro impegno quotidiano, fa-
rete di questo nuovo secolo un tempo migliore per tutti.”
Breve pausa di silenzio
G- Non si arriva ad una mèta, se non per ripartire. E qui dove
siamo ora, non è che una tappa del nostro cammino. Accogliamo
le parole del Papa, entriamo in preghiera e mettiamoci dietro a
Gesù, che, con la Sua Croce, ci indica la strada da seguire.
Canto iniziale: E’ giunta l’ora
1° momento
P
ENSARE
SECONDO
G
ESÙ
…
O
PENSARE
SECONDO
GLI
UOMINI
?
Dal Vangelo di Matteo (16,21-26)
Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva
andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi
sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma
Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne
1
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Canto finale: Vivere la vita
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dogli un senso.
T-
L
A
NOSTRA
FORZA
STA
NELLA
CROCE
DI
G
ESÙ
,
CHE
È
SORGENTE
DI
SPERANZA
.
Preghiera finale
Eccoti, Gesù, nostro Signore e nostro Dio,
con le braccia spalancate per annunciare
a tutti gli abitanti della terra:
“Guardate, c'è posto per tutti nell'amore
del Padre che è nei cieli."
Eccoti, Cristo, nostro Signore e nostro Dio,
con le braccia spalancate per dire agli abitanti della terra:
“Venite, seguitemi! Nessun odio, nessuna violenza
potranno mai fermare l'amore!
Poiché dalle mie braccia crocifisse
io eliminerò il male e la morte,
e vi guiderò attraverso lo stretto passaggio
che porta alla vita senza fine!”
Eccoci, Gesù Cristo, in ginocchio davanti a Te,
per contemplarti e dirti :
“Grazie, nostro Signore e nostro Dio;
insegnaci ed aiutaci ad amare come Te ! “
Ci mettiamo in ginocchio e adoriamo in silenzio
Orazione Finale
G- O Dio, le tue vie non sono le nostre vie e i tuoi pensieri non
sono i nostri pensieri.
Nel tuo progetto di salvezza c'è posto anche per la croce.
Tuo Figlio Gesù non si tirò indietro davanti ad essa, nessuno po-
té distoglierlo dalla sua ferma decisione di compiere la tua vo-
lontà e annunciare il tuo Regno.
Rafforzaci, o Padre, con il dono del tuo Spirito.
Egli ci renda capaci di seguire Gesù con risolutezza e fedeltà.
Ci renda suoi imitatori nel fare di Te e del tuo Regno il fulcro del-
la nostra vita.
Ci doni la forza di sopportare avversità e difficoltà perché in noi
e in tutti sbocci gradualmente la vera vita.
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scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse
a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi
secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a
me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per
causa mia, la troverà.
Breve pausa di silenzio
L- Pietro vuole insegnare a Dio come deve salvare il mondo.
Abitudine molto diffusa tra noi umani: saperne più di Dio, cre-
dere di essere capaci di fare meglio. Insegnare a Dio, insom-
ma, come fare per creare un mondo meno ingiusto, meno do-
lorante, eccetera.
Pietro ci assomiglia, e tanto.
Molti, tra noi, hanno un pensiero nascosto, una strana
“invidia” nei confronti di Dio: Dio è amore, è grande, è
misericordia, è onnipotente.
La mia vita, invece, è faticosa, la cosa che più temo è la soffe-
renza, quindi spero che Dio mi preservi dal dolore, spero che
mi appiani, almeno un poco, la strada...
Breve pausa di silenzio
G- Dio non ama la sofferenza, guarda l'amore, non il dolore,
non resta sulla barca solo quando tutto va bene, ma che è di-
sposto a mettersi in gioco, a donare tutto!
Il discepolo, come il Maestro, è chiamato ad amare fino al per-
dersi. Ecco che cosa significa prendere la croce e rinnegare se
stesso: realizzare se stessi facendo della nostra vita dono, a-
pertura, accoglienza.
Pausa di silenzio per la riflessione personale. Si possono leggere i testi proposti.
Poiché la croce di Cristo è il segno d’amore e di salvezza, non deve
sorprenderci che ogni amore autentico richiede sacrificio. Non abbiate
paura quando l’amore richiede sacrificio. Non abbiate paura della
croce di Cristo. La croce è l’Albero della Vita. È sorgente di ogni gioia e
di ogni pace. Era l’unico modo per Gesù di arrivare alla risurrezione e
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al trionfo. È l’unico modo per noi di partecipare alla sua vita, ora e sem-
pre. Certamente il messaggio che la Croce comunica non è facile da
comprendere nella nostra epoca, ma voi, cari giovani, non abbiate pau-
ra di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbia-
te paura di andare controcorrente!
(Giovanni Paolo II, Omelia 4 aprile 2004)
“La nostra vita spirituale attraversa due fasi fondamentali: la prima è
quella dell'entusiasmo, della bellezza, dell'intuizione che in Cristo c'è la
vita. E' un primo percorso che porta ad una scelta fondamentale, e che
conosce varie conferme e illuminazioni. E' come un faro che si accende in
certi momenti della nostra vita, e traccia una direzione, dona speranza,
invita a mettersi in viaggio. A volte la si confonde con la meta da rag-
giungere, e si vorrebbe che quei momenti non finissero più. A volte chi
perde questo entusiasmo pensa di aver perso la fede o di essere lontano
da Dio.
Gesù ci fa conoscere l'altra dimensione della nostra fede, la più profon-
da, quella che misura la sua autenticità. "Chi vuol venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". Tutto il discorso è
centrato sulla sua persona, sull'amore per lui. Chi si è lasciato affascinare
da Gesù, è chiamato a partire, a donarsi, a fare come lui. Chi, come me,
ha vissuto l'entusiasmo di una Giornata Mondiale della Gioventù, è
chiamato a tornare a casa, a ritrovarsi solo, a ripartire in mezzo alla
freddezza, allo scetticismo, alla gente delusa e rassegnata. Dalla visione
luminosa del volto di Cristo, si passa alla visione di spalle. Questo ci scon-
certa: in certi momenti non vediamo più il suo volto, ci restano solo va-
ghi riflessi della sua presenza, ci chiediamo se la speranza che è rimasta
nel cuore è sufficiente per alimentare la nostra vita. Eppure forse pro-
prio quando vediamo Gesù da dietro, nascosto, velato dalle sofferenze
della vita, siamo più vicini a lui. Perché lo stiamo seguendo, portando la
nostra croce”
(Don Fulvio Bertellini)
Preghiera corale
Signore Gesù,
innalzato da terra sei diventato il simbolo,
il segno vivente dell’amore che si dona,
della vita che si offre per tutti.
Noi ci segniamo con il segno della croce,
perché vogliano che il Tuo Amore
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saranno le sentenze: o «Vieni» o «Vií via».
Perciò io faccio appello a ciascuno di voi, povero e ricco, giovane e an-
ziano, perché ognuno presti le proprie mani a servire Cristo nei suoi po-
veri e il proprio cuore ad amarlo in essi. Possono essere lontani o vicini,
poveri materialmente o spiritualmente, affamati di amore e di amici-
zia, ignari delle ricchezze dell'amore di Dio per loro, senza casa alla ri-
cerca di un rifugio edificato dall'amore nel tuo cuore, e dal momento
che l'amore comincia in casa, potrebbe darsi che Cristo sia affamato,
nudo, ammalato o senzatetto nel tuo stesso cuore, nella tua famiglia,
nel tuo vicinato, nel paese in cui vivi, nel mondo (LS, 14-15).
(Madre Teresa di Calcutta)
Preghiera corale
Signore, insegnaci
a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che ci amano.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare in primo luogo quelli che nessuno ama.
Facci la grazia di capire che ad ogni istante
ci sono migliaia di esseri umani,
che sono pure tuoi e nostri fratelli,
che muoiono di fame,
senza aver meritato di morire di fame.
Signore abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
E non permettere più, o Signore,
che noi viviamo felici da soli.
Amen.
Conclusione
G- Per tutti ci saranno momenti in cui, senza un preciso perché, ci
verrà chiesto di “portare la croce”, la nostra, o quella di altri… sarà
comunque un cammino difficile, faticoso, che ci metterà a dura
prova. Chiedersi il perché è umano, ma non bisogna fermarsi lì,
cedere alla tentazione di mollare tutto. C’è Qualcuno che la croce
l’ha portata, che ci aspetta per esserci vicino, per accompagnarci e
darci una mano quando la strada si fa più faticosa.
Questa certezza, questa sola, è ciò che rende se non più facile, al-
meno meno doloroso il cammino e ci rende capaci di viverlo dan-
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"Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo"
dice san Paolo. Con ciò intende dire: Poiché riceviamo il medesimo Si-
gnore ed Egli ci accoglie e ci attira dentro di sé, siamo una cosa sola
anche tra di noi. Questo deve manifestarsi nella vita. Deve mostrarsi
nella capacità del perdono. Deve manifestarsi nella sensibilità per le
necessità dell'altro. Deve manifestarsi nella disponibilità a condividere.
Deve manifestarsi nell'impegno per il prossimo, per quello vicino come
per quello esternamente lontano, che però ci riguarda sempre da vici-
no.
Esistono oggi forme di volontariato, modelli di servizio vicendevole, di
cui proprio la nostra società ha urgentemente bisogno. Non dobbiamo,
ad esempio, abbandonare gli anziani alla loro solitudine, non dobbia-
mo passare oltre di fronte ai sofferenti. Se pensiamo e viviamo in virtù
della comunione con Cristo, allora ci si aprono gli occhi. Allora non ci
adatteremo più a vivacchiare preoccupati solo di noi stessi, ma vedre-
mo dove e come siamo necessari.
Vivendo ed agendo così ci accorgeremo ben presto che è molto più
bello essere utili e stare a disposizione degli altri che preoccuparsi solo
delle comodità che ci vengono offerte”
(Benedetto XVI, GMG di Colonia, Messa finale a Marienfield)
“Aiutaci ad accompagnarti non solo con nobili pensieri, ma a percorre-
re la tua via con il cuore, anzi, con i passi concreti della nostra vita
quotidiana. Aiutaci perché ci incamminiamo con tutto noi stessi sulla
via della Croce, e rimaniamo per sempre sulla tua via. Liberaci dalla
paura della Croce. Aiutaci a smascherare le tentazioni che promettono
vita, ma le cui profferte, alla fine, ci lasciano soltanto vuoti e delusi.
Aiutaci a non impadronirci della vita, ma a donarla. Aiutaci, accom-
pagnandoti sulla via del chicco di grano, a trovare, nel «perdere la vi-
ta», la via dell'amore, la via che veramente ci dona vita, vita in ab-
bondanza”
(Card. Joseph Ratzinger, Via Crucis 2005)
Quelli «che non hanno voce», gli indesiderati, i non amati, gli alco-
lizzati, i poveri moribondi, gli abbandonati e i derelitti, i fuori-casta
e gli intoccabili, i lebbrosi: tutti costoro che non fanno altro che crea-
re problemi alla società, che hanno perso ogni fede e ogni speranza
nella vita, che hanno dimenticato come si fa a sorridere, che non
sanno più che cosa sia il calore di una stretta di mano d'amore e
d'amicizia, tutti costoro cercano da noi conforto. Se voltiamo loro le
spalle, noi voltiamo le spalle a Cristo, e al momento della morte ci
sarà domandato se abbiamo riconosciuto in essi Cristo, che cosa ab-
biamo fatto per loro, e su questo verremo giudicati. E solo due
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entri dentro di noi e ci trasformi:
vogliamo anche noi dare la vita per gli altri,
ma siamo deboli e abbiamo ancora paura della croce.
Ti preghiamo, rendici forti, liberaci dalla paura,
aprici il cuore al Tuo Amore
e la croce sarà anche per noi un passaggio di vita.
Canto: Ecco l’Uomo
2° momento
L
A
CROCE
ACCOLTA
Dalla 2 lettera ai Tessalonicesi
Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra fer-
mezza e per la vostra fede in tutte le persecuzioni e tribolazioni che sop-
portate. Questo è un segno del giusto giudizio di Dio, che vi proclamerà
degni di quel regno di Dio per il quale ora soffrite.
L- Il dolore esiste. A volte sembra davvero troppo grande per la
nostra forza. Non dobbiamo spaventarci, anche Gesù nel mo-
mento di maggiore sofferenza ha chiesto al Padre di togliergli la
croce.
A noi deve essere di conforto questo e aiutarci a dire: “Sia fatta
la tua volontà”. Non un’accettazione passiva della volontà di Dio.
No, non è Dio che ci da’ il dolore, la sofferenza. Ma Egli, che ha
provato la croce, soffre con noi, ci aiuta a portarla, è un rifugio,
un amico al quale possiamo dire i nostri problemi e le nostre an-
gosce.
È solo in Lui che si può riuscire a trovare un significato alla soffe-
renza, perché Lui che ha sofferto per amore, ancora oggi ci dice
che la speranza è più forte del dolore.
Pausa di silenzio per la riflessione personale Si possono leggere i testi proposti.
“La solenne proclamazione di Gesù diventa regola d'oro per quanti in-
tendono seguirLo, ossia tutti noi: "Se qualcuno vuol venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua". E' una scena questa
del Vangelo che si ripete in ciascuno di noi quando si avvicina l'ora di
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salire il nostro Calvario, quando siamo nel nostro Getsemani. Ma noi
uomini, quando avvertiamo la nostra ora ci facciamo prendere dalla
paura. Gesù l'ha fatta precedere da meravigliosi atti d'amore nel Ce-
nacolo. Direi che Lui ha voluto insegnarci che il dolore, per essere vero,
deve essere impastato d'amore, deve essere espressione di amore, co-
me è sempre il dolore quando questo è "dare la vita per gli amici".
Amore e dolore sono come due poli che, uniti, danno la luce e spiega-
no il Cuore di Dio e il tuo. Dovrebbero spiegare anche il mio”.
(Mons. Antonio Riboldi)
“La croce non è quella che avresti pensato e non arriva al momento
giusto. La croce è sempre irriconoscibile, inattesa, sorprendente, scon-
volgente, giunge regolarmente a sproposito, non è nemmeno quella
che avresti scelto tu se te ne fosse stata offerta la possibilità. La croce
non è mal quella giusta, ti sembra non sia la tua, non ti vada bene, ci
sia stato un errore di consegna. La croce non è amabile, Gesù non ti
comanda di amarla, Lui stesso non ha amato la croce, ha amato gli
uomini fino alla croce e attraverso la croce, che è tutt’altra cosa.. L'in-
fermità non va amata in sé, devi piuttosto amare la vita, amare
l’amore.. Diffida di un certo dolorismo compiaciuto ed esasperato,
guardati da un certo vittimismo ambiguo, la croce va accolta nell'
amore, portata con amore, deve diventare espressione d'amore, tra-
dursi in esperienza d’amore. Gesù non ti chiederà se hai amato croce,
ma se la croce ti ha condotto ad amare di più Lui, a capire e compa-
tire i fratelli, a riconciliarti con te stesso e con i tuoi limiti”.
(Don Orione)
“
La croce non è facoltativa né per il mondo né per noi. la Croce ac-
cettata e la Croce presa sono la parte maggiore della nostra fatica. Il
travaglio della croce è anch’esso uno stato di fatto in noi: “Voi siete
crocifissi con il Cristo”. E’ il nostro travaglio di base: il resto viene dopo.
“Chi vuole essere mio discepolo prenda la sua croce” e, soltanto dopo
“mi segua”. E’ nel Cristo crocifisso che il mondo è salvato in potenza,
ed è ad un mondo sofferente e che resterà sofferente che dobbiamo
dare la gioia del Cristo. Salvare il mondo non è dargli la felicità è dar-
gli il senso della sua pena ed una gioia che nessuno può togliergli”.
(
Madeleine Delbre
, Noi delle strade)
Invocazioni
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L-
Signore, quando ci troviamo in qualche situazione difficile…
T- Aiutaci a non cadere nella tentazione di lasciare tutto.
L- Quando incontriamo degli avvenimenti di cui non riusciamo a
capire il mistero…
T- Sostienici e rendici capaci di accettarli, sapendo che Tu ci
sei vicino.
L-
Quando le cose non vanno per il verso giusto…
T- Aiutaci a credere in Te e al Tuo Amore per noi.
canto: Scusa, Signore
3° momento
L
A
CROCE
CONDIVISA
Dal Vangelo di Luca (23,26)
Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva
dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.
L-
Simone di Cirene è sulla strada di casa quando s’imbatte in
quel triste corteo di condannati. I soldati gli mettono la croce
addosso. Quale fastidio deve aver provato nel trovarsi improvvi-
samente coinvolto nel destino di quel condannato! Fa quello che
deve fare, certo con molta riluttanza. Dall’incontro involontario è
scaturita la fede. Accompagnando Gesù e condividendo il peso
della croce, il Cireneo ha capito che era una grazia poter cammi-
nare assieme a questo Crocifisso e assisterlo.
- Gesù vuole che condividiamo la sua croce per completare quel-
lo che ancora manca ai suoi patimenti. Ogni volta che con bontà
ci facciamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è per-
seguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a
portare la croce stessa di Gesù.
Pausa di silenzio per la riflessione personale. Si possono leggere i testi proposti.
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